Dal nutrito archivio di Tomaso Filippi, uno dei più creativi e fecondi pionieri dell’arte fotografica in Italia e, nella fattispecie, a Venezia, è nata l’idea di questa interessante esposizione allestita nella meravigliosa cornice cinquecentesca di Villa Pisani a Stra.
Attraverso un allestimento non troppo ben riuscito, a dir la verità, sono disposte circa 150 scatti del grande fotografo che, proprio perché collocato in un periodo di transizione dalla pittura fotografica alla fotografia vera e propria, ci ha lasciato importantissime testimonianze di come veniva concepita la fotografia a cavallo dei due secoli e che utilizzo ne si faceva.
Abbiamo così diverse rappresentazioni paesaggistiche abilmente ritoccate” con pennelli e colori per renderle più “realistiche” o, per meglio dire, più vicine al gusto comune, oppure immagini abilmente virate in tonalità che meglio rendeva la sensazione di una visione in notturna o, al massimo, crepuscolare.
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Ma l’evoluzione della fotografia e del modo di concepire l’immagine stampata anziché dipinta ha avuto un’evoluzione rapidissima e, procedendo nella mostra, si possono notare come nelle fotografie degli ultimissimi anni dell’800 sia scomparso il colore della post produzione per lasciare che la fotografia rappresentasse la realtà così come la si vedeva, con rappresentazioni di scorci di campi e calle e la vita quotidiana di allora.
Questa inclinazione alla documentazione sociale, per il fotografo, è quasi scontata data la vena verista che si sta consumando proprio in quegli anni in Italia.